Live Wine 2018

Dal 3 al 5 marzo il Palazzetto del Ghiaccio di Milano ha ospitato la quarta edizione di Live Wine – salone internazionale del vino artigianale, un evento che con il passare degli anni cresce sia in quantità di espositori che soprattutto in qualità delle etichette presenti.

Vini ancestrali, biologici, col fondo, biodinamici, rifermentati in bottiglia: dopo l’esperienza del 2017, anche quest’anno una visita era obbligatoria.
Che vino c’era a Live Wine 2018?

Una lunga lista di tipologie di vini naturali, prodotti lavorati e imbottigliati da chi li segue personalmente in vigna e in cantina e che devono superare una rigida selezione per essere presenti:

• le uve devono provenire da vigneti non trattati con prodotti chimici;
• lavorati senza alcun tipo di lievito aggiunto;
• vendemmia manuale;
• senza alcun tipo di additivo non indicato in etichetta;
• solfiti presenti in minima quantità.

Anche quest’anno comincio da casa con il Vermentino Ligure dell’azienda Il Torchio.

Piccola azienda a gestione familiare nata nel cuore della “viticoltura eroica”, la cantina è gestita da due fratelli che portano avanti l’eredità del nonno.
Il loro Vermentino ha note mandorlate e una forte mineralità, ideale per un aperitivo.
Altra nota di carattere, le particolari e bellissime etichette disegnate dall’artista ligure Francesco Musante.

Passiamo alla Francia al banco di Domaine de Brin dove Cathy mi guida dai bianchi ai rosati.
La zona è quella del Sud Ovest, famosissima per l’Armagnac, ma anche per bianchi come Sauvignon Blanc e Muscadelle, Ugni Blanc e Semillon.

Quello che provo per primo è una combinazione di Mauzac e Ondenc (vitigno autoctono che vi confesso ancora non conoscevo): il Des Bulles è un vino cristallino, con una bollicina fine e persistente, fortissima nota fruttata di pera al naso, in bocca equilibrato con una buona persistenza.
Davvero interessante.

Passo al Pierres Blanches, un’esclusiva presentata in anteprima a Live Wine.
Un vino secco, fermo con una spiccata mineralità a base di due vitigni autoctoni, il Mauzac e il Loin de l’Oeil: lo trovo migliore al naso che alla bocca, un po più spenta.

Proseguo con il rosato La Vie en Rosé, 100% Cabernet Sauvignon, un bellissimo color rosa chiaretto che regala forti note di ciliegia al naso e frutti rossi in bocca: probabilmente il mio preferito tra quelli assaggiati al banco.

Saluto Cathy e proseguo tornando in Italia sul lago di Garda con la cantina Josef.

Mi aspetto di provare della Lugana e invece trovo Garganega Frizzante.
È un vino rifermentato in bottiglia che rispecchia tutte le caratteristiche del prodotto: proveniente da terreni morenici, è composto al 90% Garganega e 10% Tokaji. Il vino ha un colore giallo dalla tonalità poco definita, quel sottofondo vagamente acetico, aspro già al naso, che va analizzato a lungo.
In bocca note di limone, con una acidità spiccata e molto persistente.
La bollicina, fine, parte da note agrumate per concludere in bocca con qualcosa di tropicale che richiama l’ananas.

I veri campioni dell’azienda però sono i rossi, come il loro Garda Colli Mantovani.
Vitigni bordolesi, Rondinella e Negrara Trentina, quest’ultima vinificata integralmente e non diraspata. Proveniente da terreni morenici e lavorata con metodo biodinamico, la vinificazione avviene in tempi diversi per tutti vitigni presenti nel vino.
Limpido, Colore rosso rubino, naso frutto rosso e note leggermente balsamiche.
Buona bevibilità e in bocca qualche nota erbacea dovuta alla presenza dei raspi del Negrara. Tannino presente ma non invasivo: davvero un buon vino!

Concludo con l’Emilia per provare un’Albana insolita vinificata in anfora di terracotta.
Prodotto con metodo Biodinamico dall’azienda Al di là del fiume, l’Albana riposa 8 mesi in anfora, il primo dei quali trascorso a contatto con le bucce.
Questa particolarissima lavorazione ha permesso di estrarre il vero carattere di questo vino e proporlo in una chiave insolita.
Il vino ha profumi grande sapidità e note che con la lavorazione in altri materiali possono risultare meno presenti, profumi floreali molto intensi.

Facendo un paragone tra l’edizione 2017 e quella del 2018,  la qualità nella selezione delle etichette presenti è la stessa ma c’è una: se lo scorso anno i banchi erano presidiati da venditori e rappresentanti, quest’anno ho incontrato sempre i produttori in persona.

Provare il vino e sentirlo raccontato da chi lo ha “coccolato” per anni è un grandissimo valore aggiunto che rende l’esperienza di Live Wine davvero completa: ci vediamo nel 2019!


Per informazioni:
Live Wine – salone internazionale del vino artigianale
www.livewine.it

Il Torchio
facebook.com/iltorchiog

Domaine de Brin
domainedebrin.com

Josef
livewine.it/josef

Al di là del fiume
aldiladelfiume.it